Con l’inkjet di AccurioJet KM-1, L’Artegrafica colma il gap tra offset e digitale

Con l’inkjet di AccurioJet KM-1, L’Artegrafica colma il gap tra offset e digitale

Con l’inkjet di AccurioJet KM-1, L’Artegrafica colma il gap tra offset e digitale

“Ho davanti agli occhi l’immagine di me, su una canoa, che remo in senso contrario a quello della corrente. Se continuo a remare, vado avanti. Però, se smetto, non resto fermo, inizio ad arretrare. A meno che tu non operi in una nicchia esclusiva, se smetti di crescere e investire sei finito.” Paolo Zaia, Titolare L’Artegrafica.

L’Artegrafica riassume nel suo nome l’essenza della nostra industria, e punta ad esserne l’emblema. L’attività viene avviata nel 1972 da Adriano Zaia e nel 1989 subisce una prima trasformazione. Il figlio Paolo, appena tornato dal servizio militare, e sua sorella Carla entrano in azienda e insieme danno vita a una piccola realtà di stampa conto terzi. Parte del team è anche Anna Maria, moglie di Adriano. «Ci siamo divisi i compiti secondo le nostre inclinazioni, mio papà al commerciale, Carla in amministrazione, mia mamma in legatoria, io in stampa. Il successo è arrivato subito, e abbiamo assunto collaboratori», racconta Paolo Zaia, co-titolare de L’Artegrafica. «All’inizio abbiamo puntato sulla stampa a un colore, affidando i lavori in quadricromia a partner esterni. Ma i volumi crescevano rapidamente e i fornitori faticavano a starci dietro. Così, nel 1991, abbiamo installato una bicolore Adast 35x50 e, di lì a poco, una Miller 70x100».


Trent’anni di crescita e investimenti continui

I primi anni di attività sono concitati. L’attivismo della famiglia si traduce in un costante aumento delle commesse, che si accentua dopo l’installazione della prima 4 colori. «Stampavo anche di notte e nel weekend», ricorda Zaia.

In seguito, L’Artegrafica cambia sede – passando da 300 a 600 m² di superficie –, inaugura la legatoria e installa una seconda 4 colori. Entrambe sostituite poi da una 5 colori e una 6 colori. Nel 2018, l’azienda fa il salto di qualità trasferendosi nell’attuale sito di 3.500 m², a Casale Sul Sile (TV).


Oggi, L’Artegrafica e la sua consociata Digital K contano 40 collaboratori e hanno superato i 9 mln di euro di fatturato (2019).

Lo scorso gennaio, lo stampatore veneto si è inoltre aggiudicato la prima installazione italiana della macchina da stampa inkjet B2+ Konica Minolta AccurioJet KM-1.


Un successo basato sulla capacità di ascoltare e adattarsi

Di questi tempi, è sorprendente vedere una tipografia crescere con un ritmo serrato. La crisi del 2008 ha assestato un duro colpo alla nostra industria, ma L’Artegrafica ha continuato ad ampliare il suo giro d’affari in modo inarrestabile. Un risultato basato su una ricetta tanto ovvia da concepire quanto complessa da attuare.

«Basta organizzarsi», spiega Zaia. «Se un cliente chiede di consegnargli un ordine per domani, noi, nei limiti del possibile, lo facciamo. Lavoriamo su tre turni e siamo aperti anche in agosto, pronti a fare da backup ai colleghi. Se sei affidabile, corretto e leale, un cliente ci pensa due volte prima di andare da un’altra parte. Prezzi convenienti e ottima qualità sono le basi, ma noi puntiamo sul servizio».

Da terzista puro, negli ultimi anni lo stampatore veneto ha progressivamente evoluto il modello di business. Oggi tra i clienti de L’Artegrafica ci sono anche operatori della GDO, mobilifici, cantine vinicole e industrie del territorio. Tratto distintivo dell’azienda è la sua capacità di realizzare progetti di alta qualità rispettando tempi di consegna stringenti.


Le tecnologie giuste al momento giusto

Sebbene un’attrezzatura non possa rimpiazzare una visione imprenditoriale, il successo di un’azienda di stampa resta legato alle sue scelte in fatto di macchinari. Per questo L’Artegrafica ha sempre investito con fiducia in nuove tecnologie. «Ho davanti agli occhi l’immagine di me, su una canoa, che remo in senso contrario a quello della corrente. Se continuo a remare, vado avanti. Però, se smetto, non resto fermo, inizio ad arretrare», racconta Zaia. «A meno che tu non operi in una nicchia esclusiva, se smetti di crescere e investire sei finito».

Animata da questo spirito, nel 2012 l’azienda installa la sua prima stampante Konica Minolta (marchiata Develop), cui poco dopo affianca una seconda unità, entrambe con booklet maker integrato. L’obiettivo iniziale è non perdere ordini nelle piccole tirature, ma presto cominciando ad arrivare commesse che prevedono la stampa di indirizzi e altri dati variabili.

Così, L’Artegrafica investe in una MGI Meteor DP8700, in grado di gestire tirature più lunghe. «Abbiamo sempre desiderato avere macchine produttive, e i numeri iniziavano ad essere importanti. Inoltre, volevamo sfuggire alla logica del costo per click, e pagare per assistenza e consumabili», rimarca Zaia. Raggiunta la saturazione della sua capacità produttiva, l'azienda affianca una HP Indigo 5000 alla stampante MGI.

Infine, nel 2019 L’Artegrafica valuta l’acquisto di una nuova macchina da stampa, con l’idea di accrescere qualità, capacità produttiva e portfolio di prodotti. «Da un paio d’anni è scoppiata la mania dell’UV. Tutti acquistano macchine offset UV 70x100 con spalmatore, per gestire più carte e materiali», spiega Zaia. «A mia volta ho concluso che quella dell’UV fosse la direzione giusta, ma serviva una macchina dimensionata correttamente, capace di gestire tirature medie più basse, e commesse sempre più frammentate. Se dovesse entrare un ordine da 10.000 copie, da stampare in UV, avrei già tanti colleghi a cui chiedere supporto».


Il tempo di KM-1


I titolari de L’Artegrafica mettono gli occhi sulle poche macchine da stampa digitale a foglio di fascia industriale, tra cui AccurioJet KM-1 di Konica Minolta. Tra i requisiti che ritenevano imprescindibili c’erano la corrispondenza qualitativa con l’offset, e la compatibilità con i materiali e i sistemi di finitura già utilizzati dall’azienda. «Ci serviva una macchina veloce e affidabile, con un formato 50x70, che non stampasse solo carta. La volevamo senza costo del click, oltre che facile da gestire e manutenere in autonomia», spiega Zaia. «KM-1 ha dimostrato di possedere tutte queste caratteristiche». Dopo un viaggio in Giappone per approfondirne gli aspetti tecnici, e dopo aver visitato alcuni utilizzatori europei, l’azienda italiana acquista la macchina. Completata l’installazione a gennaio 2020, KM-1 inizia subito a lavorare su un turno, assorbendo volumi sia dalle altre macchine digitali, nonché dall’offset. Già a febbraio, la macchina viene impiegata su due turni. «Utilizzare KM-1 per 16 ore al giorno, 5 giorni e mezzo a settimana, ci ha consentito di valutarne sul campo l’affidabilità e verificarne i costi di esercizio», spiega Zaia. «Realizzando lavori ad alta copertura, il costo dei prodotti stampati è strettamente connesso al consumo dell’inchiostro. Oggi possiamo affermare che KM-1 è più economica rispetto ad altre tecnologie digitali proposte con il modello “a click”. Inoltre, in alcuni casi, i suoi costi sono addirittura allineati con quelli dell’offset».


Analogico e digitale, verso la convergenza totale

Lavorando per una clientela esigente, L’Artegrafica è particolarmente attenta alla gestione del colore e realizza prove certificate per tutte le sue commesse. «Abbiamo potenziato il reparto digitale per gestire l’aumento di commesse con tirature fino a 1.000 copie, ma esigevamo una qualità ripetibile e senza compromessi», spiega Roberto Tonion, responsabile delle tecnologie di stampa. «In offset abbiamo una fedeltà alla prova colore del 98%. KM-1 ci ha permesso di raggiungere lo stesso traguardo anche in digitale. Abbiamo allineato le nostre macchine offset e inkjet, ma KM-1 ha una qualità superiore e uno spazio colore più ampio».

L’architettura di KM-1 consente poi una gestione carta del tutto assimilabile a quella di una macchina analogica. Questo darà presto modo a L’Artegrafica di avere un magazzino materiali unico, per offset e digitale, nonché operatori interscambiabili tra i due reparti.


Un futuro sempre più digitale


Negli anni l'azienda ha cambiato pelle, potenziando il reparto prestampa e incorporando un’agenzia creativa. Così facendo, si è messa in condizione di offrire ai clienti progetti chiavi in mano. Una revisione del modello di business in cui KM-1 si sta già rivelando un asset strategico. «Poter realizzare prototipi identici al prodotto finito è un plus enorme; come anche lo è poter avviare la tiratura e consegnare il lavoro in poche ore», conclude Zaia. «Per scaramanzia non parlo ancora di una seconda macchina. Ma se oggi dovessi pensare a un potenziamento della nostra produzione, probabilmente sarebbe più digitale che offset».