La nobilitazione digitale cambia i paradigmi dello street printing più evoluto

La nobilitazione digitale cambia i paradigmi dello street printing più evoluto

La nobilitazione digitale cambia i paradigmi dello street printing più evoluto

Loretoprint introduce MGI JETvarnish 3DS e la stampa inkjet a foglio per offrire nuovo valore ad una clientela che va dall’uomo della strada alla multinazionale


Vicende come quella di Loretoprint quasi mai superano i confini cittadini; il più delle volte neppure escono dal proprio quartiere. Ma quella della grande copisteria milanese è una storia diversa, che già vent’anni fa – allora era famosa in città con il suo nome di battesimo, Timbroloreto – entra a far parte delle graphic arts come un’entità aliena e osservata con sospetto dai puristi del settore. La cronistoria dell’azienda è poi inscindibile da quella del suo titolare Vito Ferrone, un enfant prodige ormai adulto, ma sempre entusiasta e illuminato come il giorno in cui, da giovane manager della vivace copisteria, abbraccia il sogno (e l’onere economico) di farla sua. Tratti distintivi di questa fiaba moderna sono da sempre l’adozione delle tecnologie di stampa più innovative, su cui Ferrone ha costruito la sua singolarità e notorietà, e un modello di business che non ha mai derogato alle sue radici di negozio su strada, orientato alla clientela B2B ma sempre aperto al pubblico. Un’attività che, a dispetto della globalizzazione, dei disastrosi modelli di franchise printing e di una competizione online sempre più aggressiva, ha conservato la propria indipendenza, e affronta le prossime sfide con bilanci in crescita, quasi trenta dipendenti e 25.000 commesse gestite ogni anno.


L’era della tipografia digitale

Quando nel 2008 Vito Ferrone sceglie di abbandonare la storica insegna di Timbroloreto per far dare vita a Loretoprint, più di un milanese “doc” considera forse l’operazione oltraggiosa. L’intera industria del printing, dal canto suo, prende atto che quell’antagonista alieno sta entrando a pieno titolo nella community. Soprattutto, con la sua locuzione “tipografia digitale”, ossimoro paradossale e al tempo stesso geniale payoff, il vulcanico Ferrone sovverte regole non sc ritte ma comunemente accettate. La società di piazzale Loreto, infatti, non è l’ennesimo capannone in zona industriale, ma un gigantesco “negozio diffuso” nel centro di Milano, le cui vetrine e i cui reparti produttivi pullulano di operatori e tecnologie di prestampa, stampa e finishing per produrre pezzi unici e piccoli lotti, ma anche volumi di stampa medio/alti. Dal toner all’inkjet, dal foglio al grande formato, con una digres sione nell’offset ai limiti del provocatorio, sin dagli anni ’90 Ferrone lega il suo destino a partner tecnologici prestigiosi, investimenti ambiziosi e macchinari spesso in anticipo sui tempi. Tra tutte, le tecnologie a bobina di Xeikon, poi il toner di qualità offset e formato 35x50 con iGen, quindi l’offset con Presstek 52DI, e ancora la stampa flatbed con Arizona e Zund, le linee di finishing di Duplo e Horizon, la sublimazione fotografica di ChromaLuxe. Senza abbandonare mai del tutto – tributo alle sue origini e business intramontabile – la produzione artigianale di timbri e targhe. Un mix di servizi che consentono a Loretoprint di continuare a diversificare la propria clientela diretta, che arriva a includere professionisti e PMI del territorio, ma anche multinazionali della cosmesi, dell’energia e del lusso.


Inizia l’era dell’inkjet

L’ultimo lustro e l’ultima drupa hanno visto la definitiva maturazione dell’inkjet come tecnologia solida e compatibile con produzioni industriali, tanto nelle applicazioni hi-speed a bobina (dove già era accettata e consolidata), quanto nei più esigenti mercati del commercial printing e del packaging. Artefici di questa trasformazione sono stati anzitutto i produttori di teste di stampa inkjet, che hanno portato la loro core technology a livelli di performance un tempo impensabili. Una rivoluzione che non è sfuggita agli occhi attenti di Vito Ferrone, che anzitempo ha avviato un’attenta analisi sulle piattaforme disponibili per rendere il suo print shop sempre più evoluto e competitivo. Già avvezzo a livelli qualitativi estremi, all’utilizzo di moltissimi differenti supporti e a quella “qualità offset” da cui raramente si torna indietro, il titolare di Loretoprint ha identificato piattaforme in grado di accrescere il valore aggiunto dei progetti, ma senza pregiudicare la flessibilità e il time-to-market su cui l’azienda è imperniata. Il sodalizio con l’inkjet inizia nel 2017, quando Loretoprint acquista da Konica Minolta una MGI JETvarnish 3DS per gestire in-house le lavorazioni di nobilitazione digitale, in precedenza appaltate a terzisti o neppure contemplate per molti lavori. Il modello 3DS, grazie alla larghezza di lavoro utile di 355 mm (per un massimo di 1.020 mm), consente al print shop lombardo di alimentare tutti i supporti stampati in uscita dalle sue

macchine da stampa. Di nuovo l’inkjet è protagonista dell’ultimo grande investimento di Loretoprint, la macchina da stampa Komori Impremia IS29, che combina le competenze nell’engineering offset di Komori con il motore inkjet proprietario di Konica Minolta, di cui IS29 adotta le teste di stampa, il controllo colore, il software e l’innovativa tecnologia di formazione del punto. La piattaforma Komori è infatti la gemella di AccurioJet KM-1, presentata da Konica Minolta a drupa 2016. «Dovevamo decidere se andare avanti con il toner o

spostarci sull’inkjet, che sta diventando il mainstream nell’offerta dei costruttori più evoluti. – spiega Ferrone – Ciò che ci ha convinti, al di là del formato 50x70 e della possibilità di stampare supporti cartacei, plastici e tessuti accoppiati fino a 0,6 mm, sono la qualità di stampa straordinaria e la gestione automatica della carta in bianca e volta». Semplicità d’uso, manutenzione ridotta e gestione just-in-time delle lavorazioni sono da sempre un criterio di scelta ineludibile per aziende come Loretoprint. «Al cliente non interessa come produciamo, ma paga per la qualità del prodotto, il servizio e la tempestività che sappiamo garantirgli – conclude il titolare di Loretoprint – Per questo, sia per la stampa che per la nobilitazione e il finishing, scegliamo solo tecnologie solide, con il massimo uptime ed estremamente facili da utilizzare per tutti i nostri operatori».


Nobilitare per aggiungere valore, percepito ed economico

Ad uscire con le ossa rotte dalla crisi del decennio passato non sono solo i tipografi, ma anche le centinaia di copisterie, centri multiservizi e fotolaboratori che non hanno saputo evolvere il proprio modo di operare. Un tema da sempre caro a Loretoprint, che ne ha fatto una bandiera. «Ho predicato fino all’altro ieri, e lo dico anche oggi, che la macchina da stampa è un di cui. La nostra vera forza risiede in tutto ciò che è post-stampa. – sostiene Ferrone – Oggi la differenza la fai con argento e oro, verniciature, fustellature e cordonature complesse, con la capacità di assemblare prodotti cartotecnici, imbustare, gestire magazzini e spedire direttamente ai retailer in Italia e all’estero». Se JETvarnish 3DS è lo strumento più sofisticato del reparto produttivo di Loretoprint, la filosofia aziendale trova concretezza in un parco macchine estremamente complesso e variegato, che include plastificatrici con mettifoglio, cucipiega, verniciatori UV a tavola piena, brossura PUR, cordonatura, addirittura una Heidelberg Cylinder originale per fustellare. Oggetto, quest’ultimo, che simboleggia e decreta, più di ogni altro, l’essere tipografo. Per Loretoprint verniciatura, effetti a rilievo e lamine metalliche sono anzitutto il complemento di moltissimi progetti speciali, tra cui copertine per libri, cataloghi rubricati, calendari, biglietti da visita, cartellette multianta, inviti, menu e card promozionali per hotel e ristoranti, packaging e materiali per il punto vendita, che quasi sempre abbinano la stampa ad accoppiature e lavorazioni cartotecniche. «Non disdegniamo i 50.000 volantini stampati in offset per la pizzeria, ma le vere soddisfazioni derivano dalle lavorazioni particolari e nobilitate, per cui il nostro cliente trova in noi un interlocutore unico – spiega Ferrone – Al punto che molti clienti, a conti fatti, spendono di più per nobilitare che per stampare».


Tra la consulenza “on site” e il richiamo dell’online

Una delle intuizioni che rende unica l’offerta di Loretoprint è quella di offrire ai propri clienti una grande libertà di scelta, sia sul fronte delle lavorazioni che su quello dei supporti. Nel fornitissimo magazzino carta sono sempre in stock oltre 200 cartoncini dalle finiture, colori e grammature più disparate, tutti testati e validati per la stampa, la nobilitazione e il finishing sulle diverse attrezzature.


Un asset prezioso, che Loretoprint rende fruibile grazie a corner applicativi e aree dedicate alla consulenza, dove buyer e creativi possono ispirarsi e ottenere suggerimenti preziosi da tecnici e operatori esperti. «Spesso il cliente sa di dover fare un evento o un’iniziativa promozionale, ma non sa cosa vuole realmente – spiega Ferrone – Per questo dialogare con lui e con il suo creativo è un’attività che ci appassiona.


La sfida semmai è industrializzare un prodotto complesso, renderlo ripetibile e fruibile ad altri, scatenare ordinativi e volumi». Archiviate esperienze pionieristiche ma di valore, come happyalbum.it, nel 2019 per Loretoprint potrebbe riaprirsi la prospettiva della vendita online, pur sempre controbilanciata da una forte presenza fisica. «Sullo store fisico non molliamo, anzi investiremo per renderlo sempre più appealing. È il nostro asset più importante, che ci permette di diversificare al massimo il profilo di clientela, mettendoci al riparo anche dalle defezioni di grossi clienti – spiega Ferrone. Credo anzi che il web ci consentirà di fidelizzare i clienti esistenti e di valorizzare al massimo la nobilitazione con MGI. È vero, ce l’hanno anche molti di quelli che definisco scannaprezzi, ma non è un tema facile da affrontare. Ed è qui che crediamo di poter fare la più grande differenza».